sabato 23 gennaio 2010

Prologo di un cavaliere nero e di una strega gialla...

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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Decise di non riuscire più ad attendere oltre. Doveva trovare il modo di silenziare quei rumorosi pensieri contrastanti che lo perseguitavano da qualche tempo. Doveva scoprire l’arcano che lo induceva a comportarsi e pensare come non era solito fare ormai da anni, da quando si era ripromesso di non provare più alcun Sentimento verso alcuno, non Amicizia, non Amore.

Ordinò allo scudiero di sellargli il cavallo e ben presto fu pronto a montarvi. Risoluto si diresse verso il bosco, in breve giunse al sottile ed incantato sentiero di ciottoli neri che taglia orizzontalmente tutta quell’immensa distesa di alberi e lo attraversò per ritrovarsi nella Foresta Stregata.
Costringeva il cavallo a galoppare sempre più rapido via via che si avvicinava all’ultimo albero, passando indenne davanti ai diversi inganni e alle tante illusioni che confondo i sensi degli umani per proteggere l’unica abitante di quella vasta successione di rami e foglie secche, prima di ritrovarsi in un fitto bosco verde, anch’esso incantato. Scese da cavallo.

Irruppe con passo deciso nella stanza illuminata dal pallore lunare che penetrava dalle bifore di pietra.

“E’ un tuo sortilegio, orribile strega, che mi ha condotto fin qui! Non vedevo altro che i tuoi occhi nelle immagini che elaborava la mia mente. Un susseguirsi di sguardi suadenti e languidi e battiti di ciglia.”

Lei, in piedi davanti al Libro degli Incantesimi, si voltò lentamente, quasi come quel ruggito che aveva raggiunto le sue orecchie fosse un tenue bisbiglio.

“Je ne t'ai pas lancé quelque-un sortilège. Quel but j'aurais eu?”
“Non ti ho lanciato alcun sortilegio. Quale scopo avrei avuto?”

“Tu, malefica bugiarda, hai uno scopo che non conosco ma che, di certo, esiste e per perseguirlo ti servono i miei servigi ed il mio potere.”

“Je ne sais pas qu'en me faire de tes services et de ton pouvoir. Je peux vibrer les ailes des puissants Arts Obscurs chaque fois que je désire. Tu es arrivé jusqu'ici, à moi, parce que tu as voulu que ton noir destrier te menât à mon château. »
“Non so cosa farmene dei tuoi servigi e del tuo potere. Io posso vibrare le ali delle potentissime Arti Oscure ogni qualvolta desidero. Sei giunto fin qui, a me, perché hai voluto che il tuo nero destriero ti conducesse al mio castello.”

“Come osi insinuare che io sia venuto qui per mio desiderio? Sono qui per te, è vero, ma non per mio desiderio.”

“Est-ce que tu vois ces miroirs noirs au bout là? Je suis apte à les lire, ils me racontent ce qu'il y a dans la profondeur de l'âme de qui réfléchit la propre image là. »
“Vedi quegli specchi neri lì in fondo?Io sono in grado di leggerli, essi mi raccontano cosa c’è nel profondo dell’animo di chi vi riflette la propria immagine.”

“E con ciò?”

“Avec ceci je te dis que tu es ici pour moi parce qu'une partie de ton coeur noir en chaînes achète les couleurs du rouge et elle élargit les tricots. »
“Con ciò io ti dico che sei qui per me perché una parte del tuo cuore nero in catene acquista le tinte del rosso e allarga le maglie.”

“Cosa vorresti insinuare?”

« Absolument rien. Ils ne sont pas des insinuation celles que je lis dans le miroir, seulement vérité. Tu es ici parce que mon coeur t'as mené ici, mais sans quelque enchantement. »
“Assolutamente nulla. Non sono insinuazioni quelle che leggo nello specchio, solo verità. Tu sei qui perché il mio cuore ti ha condotto qui, ma senza incantesimo alcuno.”

“Taci! Odo una melodia familiare, eppure al mio castello non hanno accesso i musicanti, non vi è possibilità alcuna che io l’abbia potuta già ascoltare.”

“Pourtant tu n'erres pas »
“Eppure non erri.”

“Un altro tuo sortilegio?”

"Pas du tout! Cette musique vient d'un autre monde. Un monde dans lequel une sorcière jaune et un cavalier noir ont commencé ainsi. »
“Affatto! Questa musica viene da un altro mondo. Un mondo in cui una strega gialla ed un cavaliere nero hanno iniziato proprio così.”


20 giugno 2009 21.39

mercoledì 20 gennaio 2010

Away from the sun

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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Incredula nel vederti così vicino a me davanti a questo altare nel tuo abito nero mi perdo nei tuoi occhi che brillano per un'emozione che non avresti mai creduto potesse rapirti.
E respiro il profumo delle rose rosse che adornano questo luogo sacro, e le respiro come fossero più profumate di quelle che eri solito regalarmi cogliendomi di sorpresa nei miei giorni più tristi donandomi la cosa più preziosa: un caldo sorriso, con un fiore.
E sorriso anche ora, guardandoti vestito così elagantemente, tu che sei sempre stato contrario a certi cerimoniali ma sei qui davanti ad un altare ed un prete in attesa, nel tuo abito scuro con la camicia bianca perfettamente inamidata con il colletto cinto dalla cravatta senza aver ancora imparato ad annodarla. E anche questo mi fa sorridere.
E abbasso lo sguardo sulle tue mani osservando divertita come tu non sappia trovare loro la giusta collocazione e ti accontenti così di intrecciarle davanti a te muovendo i pollici nervosamente. E le immagini delle tue carezze, delle tue mani sulle mie sempre fredde, sui miei fianchi e sul mio seno, delle tue dita sul mio collo a seguirne il profilo, si affollano nella mia mente. Ed un brivido risale dal basso e sono costretta a chiudere gli occhi per trattenerlo in me, per poterlo provare ancora e ancora, impedendo che fugga via. Quando li riapro torno a posarli sul tuo viso ed è incantevole essere spettatrice della tua gioia, tanto da farmi male, da stringere il cuore in una morsa di spine che lo trafiggono in ogni parte. E ogni goccia che cade a terra frantumandosi libera un ricordo per ogni tuo sorriso, per ogni momento trascorso sereni, per ogni volta che, trasportato dall'entusiasmo, mi hai sollevato in aria ridendo. E mentre riapro con la mente la scatola dei nostri ricordi e sogno ad occhi aperti di te e di me, suona la marcia nuziale e tu ti volti dirigendo lo sguardo sul fondo della navata centrale dove appare lei, sotto il braccio paterno, in abito bianco, bella da lasciare a bocca aperta, con i capelli neri raccolti in un elegante chignon. Lentamente ti raggiunge mantenendo i suoi occhi nei tuoi ed io mi sento mancare il fiato ed inspiro forte desiderando un appiglio per non crollare. Ti porge la destra perché l'aiuti a salire il basso gradino dell'altare ed ora è lì, accanto a te. Lei.
Mentre io sono qui alla tua destra, vicina ma infinitamente lontana, a testimoniare la vostra unione, sperando che ancora possa avvenire qualcosa. Combattuta tra la gioia di vederti felice ed il dolore di dover apporre la mia firma sul vostro contratto quando le avrai infilato la fede al dito. E forse il mio sorriso scompare al termine della marcia nuziale.
Ed inaspettatamente ti giri verso di me, mi guardi e le mie labbra si schiudono in una frase afona:
"Ti amo"
E tu, come mi guardi tu ora?

domenica 17 gennaio 2010

Alegria!

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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Davanti lo specchio illuminato da luci flebili.

“Ogni notte, quando cala il sipario su questo circo, quando le risa dei bambini sono lontane, la gioia degli spettatori si esaurisce altrove e gli animali riposano pacifici nelle loro gabbie, tolgo questa maschera colorata. Lavo via, con batuffoli imbevuti di acqua e lacrime, il bianco, il giallo, il rosso , l’azzurro ed il verde da questa tela di pelle rosa. Allontano la tavolozza di arcobaleno che mi ha permesso di nascondere per ore i miei tormenti e di regalare Allegria a quanti ne avevano bisogno o a quanti sanno gioirne sempre perché la ritrovano dietro ogni angolo di strada. Guardo quell’immagine riflessa che muta, perde tonalità, abbandona il sorriso dipinto e mostra un’espressione cupa, acquista personalità.
Sfilo un quaderno dalla cassettiera, impugno la piuma e la bagno d’inchiostro perché anche questa notte ho bisogno di mettere Amore fra queste righe, riversarlo come se in me fosse così tanto da traboccare, goccia dopo goccia, versato dal mio cuore costantemente in cerca dell’Emozione. E, al medesimo tempo, chiedo disperatamente Amore tra queste stesse righe, tra le pagine scritte da quest’anima fragile ed insicura. E rifuggo io stesso quell’Amore che sembro non essere destinato a ricevere ma che tanto desidero, spaventato dai colpi che potrebbero abbattersi su di me e non saprei incassare.
Ho bisogno di scrivere dell’Amore perché lo sento agitarsi in me, ruggire come un possente biondo re della Savana, perché so che è l’unico sentimento che può colmare questo vuoto, renderlo pieno e permettermi di partire da questo per costruire, finalmente, la mia Serenità. Ho bisogno di scrivere dell’Amore perché ho bisogno di credere che tutti siamo destinati ad Amare ed Essere Amati. Ho bisogno di scrivere perché ho bisogno di scavare nei miei ricordi primordiali alla ricerca di quell’unica immagine, di quel viso che vidi prima dello scagliarsi del fulmine che mi separò dalla mia Anima Gemella.
Ed ogni notte, dopo aver scritto a lungo, aggiungo qualche pennellata al mio dipinto del suo volto, delineando i suoi tratti con ansia ma allungandoli nel tempo, senza affrettare neanche un secondo.
Mi separo dalla piuma e dal pennello quando le luci dell’alba iniziano ad infiltrarsi nella stanza e sfiorano il letto sul quale, ogni volta, mi par di scorgere i suoi lineamenti.
Quando scivolo sotto le coperte cerco di abbandonarmi al sonno e al Sogno ripetendomi che, così come nell’allegria può esserci Tristezza, ed io ne sono la dimostrazione, può avvenire anche il contrario: verrà un giorno in cui, in mezzo a tanta tristezza, il Lampo di Vita mi abbaglierà e allora sarò un pagliaccio che grida "ALEGRIA!". “


2 giugno 2009 1.05

venerdì 15 gennaio 2010

Schiarite...

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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“E’ un po’ come la quiete dopo la tempesta.”
“Di notte smette sempre di piovere, lo sai.”
“Non smette. Ma sicuramente la pioggia si fa più sottile.”
“Ma la mattina splende sempre il sole.”
“Sempre?”
“… Magari non sempre sempre… Dipende da quale pavimento calpestiamo al risveglio.”
“…” Sorridendo.
“…” Alzando gli occhi nei suoi.

27 maggio 2009 19.14

giovedì 14 gennaio 2010

Pensiero Profondo Numero Infinito più UNO

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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Il Pensiero Profondo di oggi è: frequentate solo persone che hanno il coraggio di guardarvi negli occhi.
E non è mica scontato che ne troviate. Fateci caso. Quante sono le persone con cui parlate che, effettivamente, riescono a sostenere il vostro sguardo per tutta la conversazione?
Ecco cosa penso io: adoro le persone che mi guardano negli occhi! Perché? Perché ho la sicurezza che non hanno nulla da nascondere, che in quello che ti stanno dicendo ci credono davvero. Sarà che io sono ossessionata dagli occhi perché trovo che siano una delle parti anatomiche più belle che abbiamo, con quei tagli obliqui netti, le ciglia lunghe, i movimenti rapidi delle nostre colorate iridi, le sopracciglia che si deformano quando siamo contenti, accigliati, delusi, amareggiati,stupiti… Parlano senza bisogno di parole.
Rimango convinta che chi non vi guarda negli occhi vuole sfuggire da qualcosa, forse dal vostro giudizio per timidezza o, più spesso, se si tratta di qualcuno che timido non è o che non lo è mai stato con voi, vorrebbe sfuggire alla vostra lettura delle sue pupille. Perché quando si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima non lo si dice a caso. I miei sono gialli come il Sole, e più chiaro di quello io non conosco nulla, lo stesso splendore è proprio solo della Verità, la stessa luce è racchiusa solo nella Fedeltà verso quelli che ti regalano la loro fiducia, lo stesso calore lo si ritrova solo negli affetti autentici, scuriscono quando sono triste, diventano verdi con le lacrime quasi come sognassero la Speranza di non versarne più.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima. E allora quando si sottraggono deve esserci una ragione: la propria anima non è in pace con se stessa, cela segreti oscuri ed indicibili, tanto da non poter affrontare la menzogna, quell’abisso fra le parole che accarezzano le labbra e quelle scritte nel profondo dell’Io. L’errore di credere a chi sottrae lo sguardo si può commettere, anzi, si commette, ma, come da tutti gli errori, si impara. Si impara che la fiducia la si è mal riposta e che è inutile illudersi che sia un caso e che, come tale, succede una volta nella vita. Chi schiva lo sguardo non lo fa per caso molto spesso o, ad ogni modo, se è in buona fede, non lo fa assiduamente. Ho imparato che da chi schiva lo sguardo bisogna guardarsi bene perché quell’unica volta che punterà i suoi occhi fissi nei vostri sarà per raccontare una bugia ed assicurarsi di essere ben creduto. E voi soffrirete due volte: una per la menzogna, una per l’averla creduta quando, in fondo, sapevate che non bisogna fare affidamento su quell’unica volta in cui gli schivi incrociano i vostri occhi.
Ed allora, per non soffrire, per essere sereni, per amare solo chi merita il vostro affetto, per fidarvi solo di chi non tradirà la vostra fiducia, circondatevi esclusivamente di persone che danno agli sguardi la giusta importanza. Voglio credere di trovarne molte sulla mia strada, di certo qualcuna c’è già, con iridi dello stesso colore o diverse, ma, si sa, io sono un’inguaribile sognatrice: nel mio mondo ingiusto, pieno di dolore e colmo di fiducie tradite io voglio vedere un arcobaleno all’orizzonte che, magari, non raggiungerò mai, ma voglio credere che, se avessi riposto la fiducia al momento giusto nelle persone giuste, sarei potuta arrivare a scivolarci su sorridente e, finalmente, serena! Oppure, chissà, magari lo raggiungo…


11 maggio 2009 1.05

martedì 12 gennaio 2010

Innamorato dell'Amore

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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Ed il silenzio calò d’improvviso. I rumori dei ferri e le voci tutt’attorno tacquero nell’istante stesso in cui lo ebbe tra le braccia per la prima volta, quando, impacciato, quella donna in camice verde glielo porse delicatamente, avvolto in un lenzuolino bianco.
Rimase in piedi immobile, paralizzato dall’emozione di poterlo finalmente vedere e sfiorare dolcemente dopo tanti mesi d’attesa, soddisfatto nella curiosità di poter ritrovare in quel visino i propri tratti, perso nei suoi occhietti socchiusi aspettando l’attimo in cui li avrebbe aperti per ritrovare quello stesso colore.
Il mondo attorno sarebbe potuto crollare ma nulla, lo avvertiva dentro, avrebbe potuto turbare quella quiete dell’animo che sentiva traboccare dentro, tutto sarebbe potuto crollare ma non il suolo sotto i suoi piedi perché da quel momento, lo promise a se stesso, lo avrebbe protetto in ogni modo, conducendolo per mano giorno dopo giorno donandogli tutto l’Amore di cui era capace, a costo di sfidare anche la forza della Natura.
Era inebriato dal profumo naturale di quell’esserino che cullava fra le braccia e che, placido, sembrava riposare come dopo un lungo viaggio e, così, si perse nei suoi pensieri, nel ricordo del suo viaggio, quello che l’aveva condotto fino a lì, quello che l’aveva condotto fino a sperimentare la più grande Gioia che si possa provare: stringere a sé una parte di se stessi.
Un viaggio lungo, spesso su sentieri impervi, fatti di salite e discese, raramente pianeggianti, che aveva affrontato con diversi spiriti, guidato da forze contrastanti fino al giorno in cui realizzò di essere innamorato dell’Amore. Da quel giorno il suo viaggio subì un cambiamento, imparò che l’Amore di cui tutti abbiamo bisogno arriva sempre, presto o tardi, se credi in lui, come un amante sfuggente che desidera essere corteggiato e che, all’ennesima prova d’amore, arresta la sua fuga ed apre il suo cuore. Da quel giorno imparò che l’Amore si presenta sotto diverse forme e che chi, come lui, aveva capito di essere innamorato dell’Amore, doveva aprire il proprio spirito per poterle cogliere tutte. Da allora aveva imparato ad amare se stesso come primo passo, cogliendo i sorrisi e le mani amiche, guardando l’orizzonte, tuffandosi nei mari, inebriandosi di suoni e di immagini, poi l’Amore si concesse ancora, dopo questo primo passo, ed egli conobbe l’Amore di una donna, e gli sembrò di essere giunto alla fine del suo lungo percorso alla ricerca delle infinite sfumature dell’Amore, ma, l’Amore non ha confini e, proprio come un amante innamorato che quando si sente amato ricambia donando più di quello che riceve, l’Amore gli aprì una finestra su un nuovo lato di sé: la possibilità di amare una parte di sé al di fuori di sé più di se stesso.
Alzò lo sguardo da quel morbido fagottino ed incrociò quello di lei che, semiseduta sul letto, l’aveva fissato tutto il tempo, in silenzio, col sorriso sulle labbra. Non ci fu bisogno di alcuna parola, sapeva esattamente tutto quanto aveva pensato.


24 aprile 2009 0.42

domenica 10 gennaio 2010

Ascolta il tuo cuore.Esso conosce tutte le cose.

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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Aveva sette anni e, come tutti i bambini, era molto curioso. S’intrufolava spesso nella camera di mamma e papà alla ricerca di chissà quali segreti ma non si era mai soffermato, come in quella sera di Maggio, su quel fiore che ricordava da sempre sotto la teca di cristallo. Fu rapito dall’armonia di colore e forma. Rimase in piedi davanti al comò per lungo tempo, interrogandosi. Poi, accanto, avvertì una presenza amorevole. Senza voltarsi chiese: “Mamma, da quanto tempo è qui?”
“Da molti anni. Ma non è sempre stata qui.”
“Dov’era prima?”
“Nella mia camera prima che arrivassi tu.”
“E dove l’hai presa?”

Lei si sedette sul letto, il bambino continuava a rimanere in piedi con gli occhi dal lungo taglio fissi sulla teca.

“Ci ha trovati.”
“Trovati, chi?”
“Me e tuo padre.”
“Quando?”
“In una notte romana di pioggia.”
“Che significa che vi ha trovati?”
“Che è comparsa senza che ce ne accorgessimo. Non sappiamo se sia sempre stata lì o sia apparsa dall’oscurità per poggiarsi su un gradino.”
“Come fa a non appassire?”
“Non lo so. E’ rimasta così da quella notte. Ha lo stesso colore brillante ed è bagnata dalle stesse gocce di pioggia. E’ un segno.”
“Cosa vuol dire?”
“Che a volte nella vita c’è bisogno che la Terra, il Cielo ed il Mare complottino col il Fato perché qualcuno si guardi dentro e possa vedere ciò che non voleva vedere, perché possa ascoltare quello che il cuore sussurrava da tempo, perché possa zittire, almeno per un po’, la nostra parte razionale che, spesso, con la sua voce, copre i mormorii dell’animo.”

Capì quello che la madre stava dicendo e ringraziò dentro di sé quella rosa rossa per aver permesso a quei due ragazzi poco più che ventenni di abbandonare le loro inquietudini e le loro remore sull’Amore e sull’altro, di averli resi capaci di accogliere un Segno, perché così a lui era concessa la possibilità di ammirare quel meraviglioso Simbolo venuto da chissà dove in una notte di pioggia.
Lei si voltò, inclinò leggermente il capo e gli sorrise. Era stato lì, poggiato allo stipite della porta, tutto il tempo. Le sorrise dolcemente.


29 aprile 2009 0.40

venerdì 8 gennaio 2010

Tra sogno e realtà...

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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“Anche questa notte ho sognato quel roseto…”
“… Non sei la sola.”
“Da quanto tempo ormai facciamo questo sogno?”
“Non ricordo. Tanto.”
“Ero lì, ed ogni tanto scendeva una pioggerellina sottile.”
“Di notte.”
“Sì…”
“Camminavo da solo lungo il sentiero di ciottoli bianchi ed un senso di abbandono mi accompagnava, insieme ai brutti ricordi, tutti affollati in un unico istante, immagini di momenti felici della mia vita che si mescolavano a quelle dei giorni più tristi mi rendevano nervoso, e poi arrivavo in quel giardino rosso e… c’eri tu.”
“Vedevo te e ti sorridevo.”
“Venivo verso te e ti abbracciavo.”
“Ti stringevo forte e ti davo un bacio sulla guancia.”
“Mi sentivo protetto come non accadeva da molto tempo. In quell’abbraccio trovavo finalmente pace.”
Tacquero.
“Cosa significa?” Chiese lei.
“Non lo so… Ho paura di saperlo.”
“…”
“Anche tu.”
“Sì… Forse è solo un sogno, come tanti, che popola le nostre notti per confonderci le idee, per disorientare i sentimenti. Forse non dovremmo trovare un senso. Forse non dovremmo intestardirci a ricercare simboli inesistenti ed inconsistenti riflessi di una realtà che non esiste.”
“Hai ragione tu: non vuole dire nulla. E’ solo un sogno. Ma allora perché quasi tutte le notti ci ritroviamo lì? …I sogni non sono desideri?”
“Chissà… forse, semplicemente, desideri vedermi.”
“E tu?”
“Io… forse anche io.” Abbassò lo sguardo.
“Desideriamo solo vederci. Desideriamo solo che i nostri occhi stiano ore a contemplarsi. Desideriamo solo stringerci in un caldo abbraccio notte dopo notte, quando il sole cala e i suoi raggi non possono più scaldarci, quando la sua luce non può più abbagliare i nostri cuori per evitarci di guardarci dentro.”
“Sì, deve essere così. Non c’è altro.”
Abbassarono lo sguardo.

La lunga scalinata bianca era fiocamente illuminata mentre risalivano lentamente raccontandosi l’uno all’altra. Ai lati e al centro di quei grandi lastricati di pietra i fiori. Non si udivano rumori nella notte della Città Eterna, non vi erano altri passi ad avanzare verso l’imponente chiesa, non vi erano stelle ad illuminare il cielo.
Si fermarono e sedettero su un gradino a lungo. Ogni tanto una pioggerellina sottile scendeva sommessamente, tanto da non riuscire a comparire alla soglia delle loro coscienze occupate in parole e silenzi.
Nulla richiamò la loro attenzione, eppure, si voltarono contemporaneamente. Era lì. Poggiata due gradini più su. Iniziò a piovere, e questa volta se ne accorsero. Rimasero immobili per qualche secondo a fissarla e nelle loro menti ripercorrevano il viale bianco e si ritrovavano nel roseto sorridendo all’altro. Si voltarono pian piano fino ad incrociare gli sguardi, sorrisero impercettibilmente. Avevano trovato la risposta al loro sogno. Avevano compreso in quel momento i loro desideri come se non vi fosse stato altro momento opportuno per farlo, come se solo quell’istante fosse completo a tal punto da aprire il lucchetto che avevano serrato in petto tempo prima, come fossero scritti su ciascun petalo di quella rosa rossa.

“Ti amo…” Sussurrarono insieme.


27 aprile 2009 22.36

giovedì 7 gennaio 2010

Over My Head

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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Il pleuvait. Seul dans la rue avec mes pensées et une chanson dans les oreilles, fond sonore dans ma tête. L'envie de rouvrir le cadenas qui serre mon coeur, en espérant que la blessure soit absolument cicatrisée, le besoin de se fier de quelqu'un et la peur de retomber dans ce quitidien cage dorée, ils envahissaient mes raisonnements. D'un trait le Monde parut interpréter mon désir de recevoir un signe: devant moi un petit feuille sur le quel je pouvais lire sans effort, malgré la pluit que tâchait d'en effacer, en vain, les mots précieux en leur rendant estompées.
“ "Mon coeur a peur de souffrir" , dit le garçon à l'Alchimiste.”
Ces mots… j’ai dejà vu ces mots, je pensai. Et d’un coup je me rappellai, je revins chez moi et je recherchai ce livre. Je lus toute la nuit et, au matin, "she's on my mind" encore...


19 aprile 2009 15.44

sabato 2 gennaio 2010

LiberaMente...

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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“Non te lo meriti perché sei un bugiardo. Ma in questa situazione si prescinde da questo.”
“…”
“…”
“Come stai?”
“Bene. Ora bene. Non mi accorgevo di quanto mi stavi stretto. Solo una volta sganciato quell’anello mi sono resa conto che non respiravo bene come avrei voluto, che le mie ali erano tarpate, che la mia mente era ingabbiata, che la mia fantasia era frustrata da una quotidianità sempre uguale a se stessa. Solo ora mi rendo conto di quanto abbiamo sbagliato a stringere quelle maglie ed avvolgerci in una rete metallica fitta ed arida, a respirare solo noi stessi sospesi diversi metri sopra la realtà, quel tanto che basta per lasciarsela sfuggire tutta.”
“Vuoi darmi tutte le colpe? Ti fa sentire meglio?”
“No. Do colpe ad entrambi. Abbiamo gestito male le nostre individualità tendendo a fonderle in uno spaventoso ibrido che non aveva più niente né di me né di te, capace di ripetere all’infinito gesti e parole, facendo perdere loro ogni significato. L’Amore è altro. Deve essere altro.”
“Già. Ma…cos’è?”
“L’Amore è un sentimento assoluto che prescinde dai vincoli reali, dai gesti, dalle consuetudini. L’Amore è nella testa prima e nel cuore poi. L’Amore è la capacità di perdersi e ritrovarsi ogni giorno, è il desiderio di cercarsi e non farlo perché ami a tal punto l’altro da volerlo lasciare libero, è il batticuore che ti viene quando non vedi l’altro per ore e ore e l’ora si avvicina, è il desiderio e la gioia di vedere l’altro realizzarsi in se stesso e per se stesso, condividendo vittorie e sconfitte ma stando lontani quel tanto che basta per non calpestarsi i piedi a vicenda, è la piena fiducia verso l’altro, è il sapere che può non esserci in ogni secondo della giornata ma che, quando ne avrai bisogno, sarà lì e, quando avrà bisogno, tu correrai alla prima sillaba. E’ la consapevolezza di stare a giocare col fuoco e correre lo stesso il rischio di scottarsi.”
“Ma… questo è Amore?”
“Sì. Questo è Amore. O, almeno, io credo che dovrebbe essere questo.”
“…”
“Io ti ho amato. Poi non so com’è successo, tu hai smesso, io ho continuato quasi fino alla fine.
Diversi anni dopo.”


08 aprile 2009 18.14

venerdì 1 gennaio 2010

E' solo un nuovo inizio.

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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“Non piangere piccola mia, asciuga le lacrime con la forza del tuo nobile animo, e ricorda sempre che chi ti costringe a tanto non merita quelle gocce di salata rugiada.”

“Oh mamma, queste lacrime scendono senza freno, senza alcun controllo.”

“Oh, figlia, le tue stesse lacrime sono scese anche lungo le mi guance tanti anni fa. Ti parlerò con il cuore in una mano, e ti svelerò quanto ognuno di noi può essere forte davanti al dolore.”

“Ti ascolto mamma, ma ho paura di essere troppo fragile io.”

“Nessun amore finito, per quanto forte, può ucciderti. Questo è un potere riservato solo ad un Amore assoluto, che brucia in eterno, come credo sia solo quello per i nostri figli. Dalle delusioni di cuore potrai sempre riprenderti a testa alta, imparare e percorrere la tua strada senza rinnegare nulla, ma consapevole dei tuoi errori.
Nella vita dovrai sbagliare, tanto, ed in ogni campo, ed io non potrò e non vorrò impedirtelo, ma sarò sempre pronta a proteggerti sotto la mia ala, se vorrai. Commettere errori è l’unico modo che abbiamo per conoscere noi stessi, indagare i nostri limiti, abbattere le nostre barriere, toccare il nostro fondo e poi rialzarci verso il nostro cielo, per guardare l’inferno e il paradiso.
Ora tu sai di averne commesso uno, sai di aver riposto fiducia in chi non la meritava, in chi per troppo tempo si è nascosto dietro una maschera di splendente porcellana che, cadendo a terra, si è frantumata in mille pezzi scoprendo un volto segnato dall’ipocrisia. Da questo errore imparerai.”

“Cosa mamma?Cosa imparerò? A non fidarmi più del prossimo? A diventare un’anima solitaria e diffidente che vaga nel mondo con un cuore duro come pietra nel petto?”

“No piccola mia, il problema non è stato l’aver riposto fiducia in qualcuno, ma nel modo cieco in cui l’hai fatto. Imparerai a fidarti del prossimo fidandoti, però, prima di te stessa. Imparerai che sei capace di affrontare il mondo da sola, imparerai a contare prima di tutto su te stessa, imparerai che non hai bisogno che gli altri diventino per te un mezzo per realizzarti, imparerai a rispettare la tua individualità e quella altrui. Imparerai che la Libertà è la cosa più preziosa che hai. La tua Libertà di pensiero e di azione non dovrai scambiarla mai con nient’altro e non dovrai mai permettere che qualcuno la soffochi come hai concesso che accadesse finora.”

“Vuoi dire che chiunque rappresenta un limite alla mia Libertà? Sarò costretta a rimanere sola per il resto della mia vita se scelgo la mia Libertà?”

“Assolutamente no, voglio dire che questa nuova esperienza che vivrai potrà insegnarti a conoscere la Libertà che hai tanto agognato ed hai lasciato, almeno in parte, sepolta in un angolo buio del tuo animo. Potrai concederti ad ogni impulso che rappresenti una valvola di sfogo della tua personalità, senza nuocere agli altri, ma esprimendo a pieno te stessa. Ti scoprirai sotto luci diverse, scoprirai nuovi lati del tuo carattere e riscoprirai delle prospettive di te che non ricordavi di aver visto, conoscerai delle attitudini che non avevi avuto il coraggio di esplorare, arricchirai il tuo mondo di cose di cui ti eri privata. Ed un giorno, quando ti sarai conosciuta davvero, quando avrai imparato ad accettarti ed amarti, quando meno te l’aspetterai, quella fiducia verso il prossimo che ora ti senti mancare sboccerà come un bocciolo colorato e l’affiderai a chi sarà capace di mostrare il suo viso alla luce del sole, a chi non ti farà versare lacrime perché sarà Vero e Libero come te.
Quel vuoto che senti ora sarà colmato dalla tua stessa anima, dalla tua stessa personalità, dalla tua cultura, dai tuoi interessi e su questa base potrai costruire un castello, piccola mia. Non farti mai mancare le fondamenta se vuoi che non crolli tutto. La base sarai sempre tu, devi solo raccogliere le forze per guardarti dentro.”

“Ma se le mie fondamenta fossero fragili? Il castello crollerebbe ed io rimarrei sommersa dalle macerie. Esattamente come ora…”

“Il tempo, tesoro mio, il tempo solidifica tutto. Le esperienze accumulate nel tempo ti renderanno forte, allora sarai capace di reggere il tuo castello. E se anche dovesse crollare una torre, sarai sufficientemente sicura di te stessa per rialzarla, anche a costo di spostarla qualche metro più in là. Sarai diventata, così, capace di reagire agli scherzi che ti giocano la Vita e la Fortuna.
Credi sempre in te stessa figlia mia, non arrenderti finché non è finita, ed anche allora, chiediti se è veramente finita, il più delle volte è solo un nuovo inizio.”



28 marzo 2009 21.41