domenica 28 febbraio 2010

Le ali della Libertà

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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E’ nella notte eterna che ti ho lasciato andare, certamente meno buia delle ombre che ti circondavano come fossi uno sventurato cieco, confinato in una stanza semibuia, immobile in un letto che ogni giorno profumava di lavanda, capace solo di abbozzare un sorriso ogni tanto, sforzandoti enormemente.
E ti ho lasciato andare rispettando la tua volontà, accettando con sacrificio una decisione che non spettava a me, guidata dall’amore che ancora provo per te, che si rinnovava ogni volta che incrociavo i tuoi occhi, che ardeva delle volte, come quando la scintilla nei tuoi occhi si faceva viva, e che era la mia chiave di lettura per ogni tuo sguardo, cosicché tu, mio muto fantasma, non dovessi costringerti a bisbigliare con la voce flebile così distante dal timbro profondo di un tempo. Cosicché io non fossi costretta all’impressione di sentirti già parlare da un luogo troppo distante da me. E per questo ringrazio la sensibilità della Natura umana: la ringrazio per aver potuto imparare una lingua senza parole, i cui segni sono i bagliori emessi da un’iride colorata con un dinamico puntino nero al centro. E sono riconoscente al Destino per avermi concesso molti anni per imparare a leggere lo specchio della tua anima perché è stato grazie a questa conoscenza che ho potuto interpretare quando è giunto il momento di lasciarti andare, quando è arrivato il momento di far scorrere nelle tue vene l’ultima e più massiccia dose del tuo elisir di fintavita. E mentre questo fluiva sapevo di poter sopportare il tuo sguardo, mi ero interrogata a lungo su questo, e dentro vi leggevo un’unica parola: gratitudine. Gratitudine per averti restituito la libertà e la dignità che spetta a ciascuno di noi. E così, cm non credevo, nell’istante in cui il mio pollice spingeva a fondo lo stantuffo della siringa somministrandoti la dose fatale, non ho avuto tempo per cullare i miei egoistici pensieri che accarezzavano l’idea di tenerti ancora lì con me per poterti guardare, parlare, vederti rispondere con lo sguardo, ascoltare respirare sebbene a fatica. Ma quando hai chiuso gli occhi l’ho fatto anch’io con la voglia di seguirti e con un disperato ed insensato desiderio di vedere coi tuoi occhi, di scoprire cosa c’è al di là e se è vero che nell’ultimo istante la tua vita ti scorre davanti e sei investito da tanti flash. Ed in quel momento, per un lungo attimo ho bramato con fervore che fosse così, per avere appagato l’egoistico piacere di essere io il tuo ultimo ricordo.
Ma chiudere gli occhi non è stato sufficiente per assecondare il desiderio se non con la mia sfrenata fantasia, quella che mi fa sognare ad occhi aperti che sei ancora qui,sano, che mi stringi e mi sorridi e che poi mi lascia il sapore amaro della solitudine quando svanisce come una nuvola spazzata via dal vento sopra la mia testa. Ma c’è qualcosa che mi rende forte nonostante tutto: so di averti restituito in morte le ali che la vita ti aveva sottratto, anche se sembra paradossale dipingerti con le ali parlandoti mentre sei due metri sotto terra.

sabato 20 febbraio 2010

A song for the lovers

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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“Ciao!”

“Ciao” rispose lei senza entusiasmo.

Lui entrò rapido nel salotto illuminato solo da una lampada alta e si avvicinò deciso allo stereo, estrasse un CD dalla tasca sbottonata del pesante giaccone nero e lo infilò lentamente nel lettore mentre lei, rimasta esitante sulla porta per un momento, seccata da quella visita, lo aveva raggiunto e lo osservava con lo sguardo attento e duro. Lui tolse il giaccone mentre la musica riempiva l’aria e, guardandola con occhi furbi ed un sorriso di sfida, lo abbandonò sul divano bianco con un gesto scherzosamente stizzoso e la guardò insistentemente prima di muoversi, ed avvicinandosi a lei non poteva fare a meno di pensare che quell’espressione inflessibile che gli si parava davanti fosse solo una copertura, fastidiosa per entrambi, che ben presto lui avrebbe buttato giù e questo lo faceva sorridere.
Lei rimase immobile al centro del salone, in attesa della prossima mossa di lui, frenata da se stessa anche per accennare un sorriso beffardo di risposta. Ma aveva riconosciuto immediatamente quella canzone e forse i suoi occhi l’avevano lasciato trasparire e forse si erano lasciati sfuggire anche un luccichio che avrebbe potuto accompagnare il brivido che le era corso addosso. E forse sperava anche fosse davvero accaduto, per poter comunicare con lui senza parole, perché quelle davvero non riusciva ad usarle vittima dell’orgoglio. Ma quando lui fu così vicino da sfiorarle le labbra lei aveva già ripreso il controllo delle proprie emozioni e non sottrasse mai lo sguardo di sfida e la bocca, vogliosa di tremare, non si schiuse.
E mentre lui, guardandola profondamente negli occhi, le accarezzò il profilo finché le sue mani non si fermarono sui fianchi, lei, immobile, con lo sguardo duro, cercava di allungare col pensiero la distanza fra loro affinché quel fuoco che le ardeva dentro non fosse percepibile attraverso il suo corpo. E lui, lui, lei lo sapeva, lui conosceva i macchinamenti che poteva giocare la mente di lei, e conosceva il modo migliore per accorciare le distanze che lei tentava di allungare ed estese il suo silenzio guardandola ancora insistentemente col sorrisetto beffardo. E lei, lei, lui lo sapeva, amava quei suoi atteggiamenti sprezzanti, fintamente arroganti, e desiderava baciare le sue labbra sottili quando il lato sinistro della bocca si inarcava delicatamente all’insù ma reprimeva con grandi sforzi ogni istinto, ricacciandolo e celandolo dietro una maschera di indifferenza che agli occhi di lui appariva come acqua limpida.
Era un gioco di forza fra loro: nessuno dei due avrebbe ceduto nonostante il desiderio di abbandonarsi completamente nell’altro.
E le mani di lui erano ancora poggiate sui fianchi di lei quando cominciò a muoversi a ritmo con la musica sorridendole complice e gli parve che la maschera di lei evaporasse non troppo lentamente. Stupore fu quello che avvertì lei nel vederlo provare a coinvolgerla nei suoi movimenti, ed in pochi secondi non controllò più le sue reazioni e, dopo un sorriso di risposta, rise, rise di gusto finché lui, rapidamente, lasciando liberi i fianchi di lei, le afferrò il viso e la tirò a sé per baciarla. Nell’animo di lei fu come un’esplosione e le sue mani si poggiarono sul viso di lui come a tirarlo ancora di più a sé. E la testa era improvvisamente leggera, tutti gli intricati pensieri di donna erano spariti ed esisteva solo quell’attimo, quell’assenza di distanze, la sua lingua morbida ed umida nella sua bocca, il suo respiro caldo e la voglia di lasciarsi andare. E le mani di lui scivolarono delicate fino ai fianchi, di nuovo, con un gesto che contrastava con l’impeto con lui la conduceva sul divano senza staccare le labbra da quelle di lei. E quando le mani scivolarono sotto la maglia di lei, mentre lui era ormai disteso sopra avvolgendola con passione, un brivido le corse lungo il profilo dal basso fino alla nuca e in un attimo fece lo stesso con lui, sfilandogli la maglietta, e separò le labbra da quelle di lui per posarle sul suo collo finché lui non le tolse la maglia, poi riprese a stuzzicarlo con dei piccoli morsi sul collo e con la lingua impudente e la musica, la musica, la musica continuò a riempire la stanza per ore, udita a tratti quando non era sovrastata dai gemiti dell’amore.

domenica 14 febbraio 2010

Stairway to Stars

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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Ed è oltre una nuvola di fumo, che sale rapida e si disperde nel cielo scuro, che si perdono i pensieri di un’anima stanca. Ed è oltre quella nuvola di fumo, che esce dalla bocca della forma corporea di quell’anima, che si profilano immagini diverse, rapide, che quasi scivolano l’una sull’altra. Non è semplice afferrarle, definirle, decifrarle. Scorrono. Riemergono dal passato, si fanno strada uscendo dall’affollato presente, precedono il futuro.
Rannicchiato sui fili d’erba umidi con le spalle al muro e lo sguardo fisso nel vuoto, una canzone gli riempie la testa e gli sembra di vedere le note monocromatiche illuminate da un leggero luccichio volteggiare davanti ai suoi occhi con una consistenza gommosa, vien voglia di afferrarle ma non un muscolo risponde all’impulso. Solo le palpebre si chiudono e si aprono e la bocca accenna un sorriso finché lo sguardo si fissa poco più distante. I suoi giocattoli sono ricomparsi dove li aveva lasciati l’ultima volta ed i colori non sono sbiaditi col tempo, tutto conserva quell’aria allegra, anche nell’oscurità, di quelle mattine di maggio, quando il sole diventa più caldo ed i bambini possono giocare liberi dai pesanti cappotti e gli alberi si riempiono di colori. Ed assapora il gusto di quei giochi di quei tempi così lontani dagli obblighi e dalle preoccupazioni. Quell’altalena di legno è ancora nello stesso posto, dopo tanti anni, ed una bambina la fa dondolare in alto, sempre più in alto, veloce, sempre più veloce. E per un attimo gli sembra di pulsare di nuovo per quella stessa sensazione di batticuore che provava ogni volta che la sentiva e la guardava ridere divertita. Con la testa reclinata sulla spalla destra guarda oltre la siepe, dove il lato opposto della strada è illuminato dalla luce fioca di un lampione, quando lo sguardo torna a posarsi sull’altalena e sui giocattoli tutto è sparito misteriosamente com’era apparso. Ed intanto una farfalla scura vola sulla mano che tiene poggiata sul ginocchio destro, mentre la mano sinistra continua a far rotolare la sigaretta fra medio ed indice dopo ogni boccata. E mentre il fumo scende lento chiude gli occhi. Il pensiero di essere incompreso lo assale, una sensazione di solitudine lo divora. Una boccata d’aria pungente gli gonfia il petto e si abbandona alla sua fantasia. Dolce rifugio per quanti sono prigionieri di una realtà che sentono non appartiene loro.
E quella musica che sembrava essersi affievolita nell’eco dei suoi pensieri torna vibrante. Sulle grandi ali della falena scura sembrano esservi due grandi occhi neri disegnati, intensi, così intensi da sembrare reali, così intensi da avere il dubbio di poter comunicare con loro. Con un colpo di ali si libra in volo, lo sguardo la segue per pochi istanti: in un baleno è confusa nel buio. Poco più in là, nella stessa direzione in cui quella sembrava essersi smaterializzata, una scala luminosa bianca inizia a prendere forma, gradino dopo gradino. Leggero gli sembra di alzarsi, attratto inspiegabilmente da quella luce quasi come se l’istinto ancestrale della falena che si era posata su di lui poco prima fosse stato trasferito in lui. Sale i gradini senza mai guardare in basso oltre il loro limite, prestando attenzione solo alle curve leggere che la scala gli pone davanti quasi attorcigliandosi su se stessa. Quando si ferma sull’ultimo gradino un sorriso si disegna sul volto ed un desiderio irrefrenabile s’insinua: allunga la mano, quello che tocca è una stella, sente le sue punte di luce pungergli le dita, il suo calore scaldargli la mano ed è come se potesse penetrare più in profondità. Guarda in basso e vede se stesso sorridente. E lì in alto il tempo ha perso la sua struttura, sgretolata in frammenti d’eternità.
Dal basso, ancora seduto sull’erba bagnata, si vede proteso verso l’ultima stella, quella che si vede brillare meno, eppure ora sa che è abbagliante e calda. Sorride. Ed una sensazione di pace lo pervade, si sente tagliato fuori da una realtà che non gli appartiene ma, forse per la prima volta, comprende la pienezza dell’essere al di là della comprensione di quanti applicano un’algebra lineare alle loro vite, ai loro pensieri, ai loro sentimenti, cosciente che solo un’anima profondamente complicata, fuori dalle logiche e dagli schemi comprensibili ai più può toccare il cielo con un dito in una notte d’inverno mentre rimane seduto ai margini di una società in continuo affanno. Chiude gli occhi. Si volta ad Ovest, li riapre: è ancora buio ma le tenebre sembrano dissolversi. Lentamente volta la testa ad Est: oltre la collinetta con gli alberi alti, la luce del Sole s’affaccia. Sorride di nuovo e lascia che quei raggi facciano chiarezza dentro di lui, cancellando le ombre degli ultimi fantasmi del passato e rischiarendo quei pensieri neri del presente fino a prendere nuovamente possesso di sé.

18 novembre 2009  23.23

sabato 13 febbraio 2010

Mystere et suspens

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine

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E riempio di inchiostro nero fogli bianchi sparsi perdendomi tra le lettere fluide che si trasformano l’una nell’altra per ricordarmi chi sono. Ed ogni tratto che aggiungo mi riporta alla memoria il ricordo lucido e talvolta bagnato di quello che è stato, di quando quel nome è scomparso e del momento in cui è riapparso con prepotente noncuranza. Et entre les mots, disegni che hanno sempre accompagnato i viaggi della mia fantasia, che la mia mano calca sul foglio, sfuggendo totalmente al controllo della testa troppo impegnata ad indossare le sue ali e librarsi in volo slanciandosi dalla realtà totalizzante. Fantastico rifugio di una mente stanca di sopportare il peso dei pensieri sempre troppo neri, schiacciata dai rimorsi, scacco di uno squilibrato egoismo.
E sono pagine su pagine che raccontano di me che solo io posso rileggere perdendomi tra quelle mancanze e quei bisogni sempre troppo grandi per me che sento il cuore stritolarsi ogni secondo di più, che vedo gocciolare a terra sangue misto a lacrime. E leggo di rimproveri a me stessa, di propositi sempre inosservati, di una me diversa che è apparsa in lampi di vita spentisi sempre troppo presto per afferrarla e lasciare che prendesse il posto della me logorata che continua a scrivere frastornata da se stessa nel tentativo di stabilire un ordine in un universo disordinato in continua espansione nella propria testa. Irrazionale, troppo, che brama di riprendere le fila di se stessa aggrappandosi ad una spinta razionale sufficientemente forte per ristabilire l’equilibrio senza cancellare tutto quel caos che, in fondo, ha sempre amato perché l’ha tenuta viva finora. Fragile, troppo, che non rinuncia a questa fragilità nonostante i tentavi di occultarla anche a se stessa perché di sé non è capace di buttare via nulla, neanche quello che è sbagliato perché convinta che sarebbe come tradire se stessa. Nostalgica, troppo, che così come non abbandona i lati sbagliati di sé non cancella i ricordi dolorosi convinta che siano l’unica cosa che rende forti, che continuano a riaffiorare graffiando con artigli appuntiti il cuore che ancora non è rimarginato. Disfattista, troppo, che archivia nuovi bei ricordi rielaborandoli fino a trasformarli in nuove ansie da aggiungere alle vecchie paranoie. Insicura, troppo, che scivola passo falso dopo passo falso, faute aprés faute, in inutili malintesi sotto i quali finirà schiacciata prima o poi.

02 settembre 2009 22.01

martedì 9 febbraio 2010

Istantanee

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine

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Due visi sorridenti stretti in un abbraccio, impressi su una carta lucida che assecondava lo sfavillio degli occhi del colore dell’ambra e sottolineava la brillantezza di un caldo sole straniero ed i riflessi della pelle dorata.
Guardava quella foto e mille immagini si sovrapponevano contemporaneamente a quella che aveva davanti gli occhi, confuse tra realtà e fantasia.
La violenta spuma bianca del mare che si infrangeva sugli scogli scuri e saliva alta sui gradoni di pietra della spiaggia affacciata sulla lunga costa e su un isolotto rigoglioso, contornato da strapiombi rocciosi e pendii chiari. Le onde che risucchiavano avide i bagnanti e poi, come soddisfatte dal piacere tratto, li respingevano lontani, scagliandoli sugli scogli. Le risate attorno ad un tavolino, i ricordi di tempi passati, le battute, l’alcool che aumentava l’allegria e lasciava sepolti nel profondo angosce, tormenti, paranoie ed inibizioni, ma anche capace di far riaffiorare tutto in superficie in un infinito attimo di puro smarrimento. Le lunghe passeggiate sotto il sole al suo picco, attratti da ogni scorcio caratteristico di strette viuzze in salita, e da ogni veduta in cui i raggi si riflettevano nel mare limpido. Le nuvole che assumevano, con la loro soffice consistenza, le forme più svariate che la fantasia sapeva disegnare senza foglio e matita. Forme che mutavano l’una nell'altra in una soluzione di continuo. I tramonti catturati dal piccolo molo affacciato sull'acqua cristallina che mostrava fiera le rocce ricche di ricci marini. Le stelle ammirate e rimirate sdraiati sulla spiaggia di ghiaia bianca, nella notte nera accompagnata dalla brezza fresca, così fresca che rendeva ancora più piacevole scaldarsi un po’. Baci e carezze spingevano a farsi rapire dalle calde e salate acque notturne nelle quali un bacio tirava l’altro, nelle quali era più dolce sprofondare tenendosi stretti l’uno all'altra, e risalire avvolgendosi nello stesso lunghissimo abbraccio con la testa poggiata sulla spalla dell’altro finché non avevano bisogno di incontrare nuovamente il fulgore appassionato e provocatorio negli occhi dell’altro. La paura di essere scoperti e il timore di non ritrovare più quanto si era lasciato sulla spiaggia sparivano al primo incontro tra le labbra salate, l’oscurità al di sopra e al di sotto diventavano ancora più complici. Le lingue s’intrecciavano, seguivano il profilo dei colli, delle orecchie inebriate dal sottile ansimare dell’altro, morsi stretti tra le labbra morbide, brividi che risalivano le schiene ed invogliavano a non fermarsi più. Le mani scivolavano in profondità e risalivano piano seguendo profili diversi di volta in volta, destando sensazioni sempre nuove. La biancheria scivolava di lato con movimenti bramosi come quelli che muovevano Lui dentro di Lei, mentre la Luna e le Stelle restavano a guardare.

11 agosto 2009 11.55

sabato 6 febbraio 2010

Un patto...

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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Chiuse gli occhi e si concentrò. Cercò nella Memoria Primordiale l’immagine di quel varco infuocato. Quando lo ebbe visualizzato provò uno strano senso di inquietudine misto ad un’angosciosa pace. Era cosciente di quanto stava per fare, lo aveva scelto dopo una lunga riflessione. Si avviò verso quel fiammeggiante ingresso all’orizzonte. Lo attraversò senza esitazione, reprimendo ogni idea che avrebbe potuto spingerla a tornare sui suoi passi.

“Sono qui per te.”

Quella nera figura che le si profilava davanti non corrispondeva affatto alle terrificanti descrizioni che aveva sentito di Lui. Continuò:

“Ho scartato ogni altra possibilità. Sei l’unica via che ho da percorrere.”

Il silenzio era tombale. Stranamente insolito per un posto così affollato. Udiva solo il crepitio generato dalle fiamme. Egli tardò a rispondere.

“E’ mia abitudine manifestarmi ai mortali, non essere richiesto.”

“Farai un’eccezione.” Disse decisa.

Egli sorrise diabolicamente.

“Sii cauta. Sai cosa posso?”

“Sì. Sei stato l’astro più splendente del Cielo e hai deciso di rinunciarvi. Puoi tutto, perché è questo che può chi rinuncia a tanto in nome della propria Libertà e della Conoscenza.”

“Adulatrice.” Sorrise malignamente.

Ricambiò con lo stesso sorriso. Proseguì:

“La mia Anima è sempre stata tormentata. Un requisito essenziale perché possa valere qualcosa fra le tue mani. Quando passerà a te non cambierà molto. Quello che ti chiedo è solo di trarmi in salvo da questo vortice di tormenti per qualche anno. Restituirmi me stessa per un tempo che sarà per te un baleno e per me una vita intera.”

“Se lo facessi e ti abituassi a non vivere nel tormento? Non soffriresti di più quando la tua Anima passerà a me?”

“No. Non potrò mai abituarmi a non vivere nel tormento. Sono cosciente del patto che voglio stipulare. Ogni momento di gioia e di pace sarà possibile solo perché ho apposto la mia firma sul Libro rosso che mi porrai davanti a breve. Consapevole di vivere emozioni vuote non potrò disabituarmi al mio male di vivere.”

“Ed allora vivrai peggio di quanto non stai già facendo.”

“No. Perché avrò ottenuto ciò che voglio. Io rivoglio indietro me stessa. Per avermi sono disposta anche a scendere ad un compromesso che implichi la perdita della profondità delle mie emozioni purché possa riaffacciarmi in superficie. Sono stanca di vivere sul fondo di me stessa. Ora voglio vivere in superficie, anche se implica vivere in apparenza.”

“Ti stai condannando ad un Inferno in terra.”

“Mi sto condannando a fare l’abitudine con quello che mi aspetterà dopo.”

“Cosa vuoi che faccia? Come posso restituirti te stessa?”

“Restituiscimi la voglia di fare, l’autodisciplina, gli interessi, la voglia di imparare e di migliorarmi, la capacità di reagire ai colpi della Vita e tutto quello che ho perso in questi anni lungo la strada.”

“Non ti vedi sconfitta nel chiedermi questo? Non credi che rivolgerti a me sia l’epilogo della tua disfatta? Avresti potuto ancora vincere la partita raccogliendo i tuoi pezzi lungo la via.”

“A volte bisogna accettare le sconfitte. Dopo aver provato a lungo a vincere la guerra senza essere riusciti ad avanzare nella direzione della vittoria si può chinare il capo ed accettare la realtà.”

In silenzio guardò la mano sinistra col palmo rivolto verso l’alto e da lì comparve un Libro rosso.

“Firmalo. La tua Anima sarà mia.”

Firmò.

Egli lo prese tra le mani ed appose la sua firma.

Mefistofele.

15 luglio 18.15

venerdì 5 febbraio 2010

Iris

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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“Non muoverti! Sto per raggiungerti! Allungherò il passo e tenderò la mano per sfiorare quelle tue delicate e portarti con me.
Sono così lontano eppure ti sento vicina, tanto che respiro già il tuo profumo.
Cammino, cammino, cammino… Le mie gambe stanche non reggono lo sforzo di una forsennata corsa verso la tua immagine di angelo bianco stagliata sulle colline verdi attraversate da un ruscello cristallino, ma posso costringerle ad affrettare l’andatura.
E’ una lunga distanza quella che ci separa ma sono pronto a percorrerla tutta, senza timori, senza sentire la fatica, spinto dal desiderio di stringerti di nuovo fra le mie braccia in questa notte stellata.
Sono guidato dal riflesso della luna sui tuoi boccoli biondi. Sto arrivando.
Ho cancellato gli ultimi ricordi di te per conservare i migliori nello scrigno che celo nel petto, li ho raccolti e ho steso su di loro un velo scuro così da confonderli nell’oblio dei sentieri della mia mente, così da non correre il rischio di incontrarli durante le mie lunghe escursioni nei vicoli della memoria. Le immagini felici di noi sono vive nel mio cuore e prendono forma davanti ai miei occhi ogni volta che la musica solletica le giuste corde, danzano sulle note degli accordi delle nostre anime infinitamente inseparabili, si levano in volo come farfalle colorate, vibrano come le corde di violino.
Ogni notte mi addormento solo e mi ritrovo a stringerti forte con infinita dolcezza, guardandoti dormire e respirare piano piano, stanca e felice dopo aver celebrato l’amore. Ogni notte desidero che non giunga l’alba successiva, che il Sole traditore abbia pietà e risparmi quel pallido riflesso di Luna che rischiara la tua candida spalla lasciata scoperta dalle lenzuola sottili. Ogni notte, inesorabilmente, svanisce nel chiarore del mattino.
Ma ora sei qui, davanti a me. Ora sto arrivando. Non posso più perderti. Sono vicino.
Sento che le gambe hanno riacquistato potenza, posso finalmente correrti incontro. Spalanca le tue braccia verso di me! Sono pronto a volteggiare a piedi nudi nell’erba per tutta la notte! Questa volta non ti lascerò andar via, non permetterò che tu abbandoni, di nuovo, la presa della mia mano concedendoti ad un Sonno più grande.
Ti stringo forte.”



“Cosa succede? Sento un vortice che mi inghiotte con enorme potenza! Mi strappa dal tuo abbraccio, mi allontana da te, non distinguo più i tuoi occhi di cielo, non più i tuoi capelli di raggi, non più il tuo abito di nuvola…!”



“Era solo un altro sogno. Un sogno in cui ho raggiunto il Paradiso per abbracciarla ancora, un sogno in cui sapevo di avere di lei solo i ricordi gioiosi e di aver cancellato quelli orribili. Ma era solo un sogno. Davanti ai miei occhi ho solo le immagini della fine, dal suo inizio alla sua conclusione. Solo immagini del suo sangue versato e della sua mano abbandonata d’improvviso tra le mie.”


4 luglio 2009 0.05