giovedì 17 giugno 2010

I Won't See You Tonight.

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine

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Scorre ancora come un fiume rosso vivo in piena che rompe gli argini. Si allarga la macchia, distante dalla sorgente che ho aperto squarciando la carne del tuo petto con un unico fendente improvviso, sicuro, criminale ma, per me, senza peccato. Aver dormito tante notti, tranne questa, con la testa poggiata sul tuo cuore pulsante mi ha avvantaggiata nell’atto di condannarti.
La nostra ultima notte è stata anche la tua e la vostra, e si conclude ora, con le prime luci dell’alba che, entrando dalla finestra affacciata sul prato verde e sul pesco in fiore, originano sfavillanti scintillii sul tuo sangue che rimarrò qui a contemplare finché il sole non si sarà levato del tutto, quando tutto, forse, cambierà.
Forse lei avrebbe trovato romantico assistere al tuo sacrificio in nome del vostro amore. Avrei voluto chiamarla per regalarle quest’emozione ma perché? Ti ho diviso con lei negli ultimi mesi, in silenzio mentre lei rubava le mie emozioni, così, mi è sembrato doveroso appropriarmi in esclusiva di questa: dell’odio e della vendetta, dell’odore e del sapore del tuo sangue. Della piacevole sensazione di guardarti mentre ti accasciavi a terra, con gli occhi fissi su di me che ti sorridevo diabolica mentre le mie dita, sporche del tuo sangue, sfilavano sotto il mio naso e bagnavano le mie labbra e la mia lingua. Sorridevo perché il sapore della vendetta è il miglior piacere che possa essere offerto ai nostri sensi.
E poi, probabilmente, se fosse stata qui avrebbe tentato di fermarmi la sciocca, o mi avrebbe immediatamente denunciata, impedendomi di rimanere qui a meditare e celebrare questo momento.
Inspiro profondamente, non credere che sia perché abbia bisogno di riprendermi, non ho ansie, non ho sensi di colpa, non ho paura, io adoro l’aria pungente del mattino, quella che, se chiudi gli occhi, ti trasmette l’impressione che, se ti concentri ancora un poco, puoi librarti in volo e lei ti porterà con sé fino all’orizzonte, rimanendo a mezz’aria sul mare che luccica, libero dalle preoccupazioni, capace di sfiorare solamente i tuoi pensieri, senza la necessità di approfondirli così da assaporare il gusto dolce della pace. Ma questa è una sensazione, è effimera, ora che il venticello fresco che entrava dalla finestra si è concesso una pausa e riapro gli occhi, davanti a me c’è il tuo corpo esangue e i flutti del tuo sangue iniziano a placarsi e la macchia scurisce.
“L’amore provoca solo sofferenza.”, quante volte te l’ho ripetuto? Soffri quando ami e l’oggetto del tuo desiderio non ti corrisponde, o, peggio, quando smette di farlo. Soffri quando ami e sei costretto a dividere il tuo amore con un altro, o, nella migliore delle ipotesi, quando sei divorato dal timore di esservi costretto prima o poi. Soffri quando smetti di amare e non vuoi ferire.
Io ho sofferto stanotte mentre facevo l’amore da sola perché tu non c’eri lì con me e quando te ne sei accorto era troppo tardi: quel nome l’avevi già pronunciato. Uscire dal letto e rivestirti quando ancora non eri pronto a farlo non è bastato a salvarti.
Tu hai sofferto mentre ti uccidevo e continuavo a guardarti negli occhi.