venerdì 20 agosto 2010

Soggettiva.

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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Potrebbe apparire come la scena finale di un film triste: con l’inquadratura in visuale soggettiva che, pian piano, a partire da un anonimo terrazzo sulla cima di uno dei tanti palazzi, si perde sulla città stagliata di fronte ad un ambrato tramonto, seguendo la scia delle note provenienti da un altrettanto anonimo mangiadischi sullo stesso terrazzo, che si diffonde con il vento che agita la corsa delle foglie secche impressionata dalla pellicola seppia.
Potrebbe. Ma l’ora non è certo quella del tramonto: c’è la luna alta in cielo. E brilla. La musica, però, scende altrettanto leggera in strada e mi fa sorridere il pensiero che se c’è qualche altro sempre-desto nel quartiere, oltre me, verrà accarezzato dall’armoniosa melodia che ho deciso di far risuonare all’infinito in questa notte in cui non esiste tempo, nella notte di cui mi sto appropriando per sviscerare i miei pensieri e le mie emozioni così spesso contrastanti, e, chissà, forse ne approfitterà anch’egli per fluttuare sull’onda libera del suono e raggiungere le rive del suo Essere ancora ignote.

“For changing lines
I've got no time tonight”

No, di tempo non ne ho più per cambiare questa linea morbida che sta ridisegnando il mio profilo. E’ il mio, e solo mio, arco d’amore che cresce giorno dopo giorno e mi tiene compagnia e mi dà il calore di cui ho bisogno quando la mia mente vagante s’incaglia nelle secche della solitudine che circondano l’isola del mio amore perduto, sulle cui spiagge non ho più possibilità di approdare. E l’accarezzo il mio arco d’amore, divisa fra il desiderio che rimanga così per sempre come se fosse la mia fonte di coraggio, la mia ancora di salvezza dal vuoto che mi è stato lasciato nel petto, da cui trarre forza semplicemente sfiorandolo con le dita, dolcemente, prima su e poi giù, e la curiosità di conoscere quel meraviglioso segreto che racchiude e che, tuttavia, mi spaventa.
Eppure la paura, quella vera, mi ha quasi abbandonata. Rimango intimorita dall’incerto futuro che mi attende da qui a qualche mese, nonostante i miei continui sforzi per delinearlo che, purtroppo, troppo spesso, si riducono a tentativi di auto convincimento circa la mia adeguatezza nel nuovo ruolo che sarò chiamata a ricoprire, circa la mia capacità di stabilire un contatto sereno ed equilibrato con una nuova vita e di riuscire a mantenerlo negli anni, soprattutto i più difficili, tutto da sola. E rimango ancora, anche se marginalmente, intimorita dalle trasformazioni che subirà la mia vita, dai sacrifici a cui sarà costretta la mia individualità, dalla mancanza definitiva dell'Amore che ho sempre desiderato. All’inizio di questa nuova epoca della mia vita, non ero solo intimorita: provavo un forte senso di smarrimento. Ero terrorizzata dall’idea di rimanere sola ad affrontare tutto quello che avrebbe comportato accogliere una nuova parte di un ormai sepolto “noi” nel mondo. E lo ero a tal punto da essere disposta a costringermi all’accettazione della via più “semplice” pur sentendomi morire dentro. Ma in una notte di luna, come questa, mesi fa, cercai di fare chiarezza fra i miei pensieri. Non mi stava riuscendo particolarmente bene, così tentai di far sollevare quelle riflessioni pesanti come macigni sulle note di una canzone, sperando che librandosi in aria raggiungessero la loro giusta collocazione e io avrei solo dovuto leggerne la sequenza dipanatrice dei miei dubbi.
“Così non è.” –pensai-“Forse non lo è mai.” Però vedendo i miei pesanti pensieri levarsi in aria realizzai che anche quello che sembra impossibile può accadere e poi, proprio in quel momento, delle parole mi colpirono:

This crazy shine it never lets you die
Going up
We become what we want
Again the moon rises up too high
And we don't need the sky.

E così quella luce non ha permesso che io mi spegnessi ed io non ho spento lei.