lunedì 30 maggio 2011

SensAzioni...

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


Respirami
come fossi aria frizzante
Inebriati di me
come fossi un profumo di primavera
Accarezzami
come fossi un petalo della più bella rosa
Ascoltami
come fossi un’armoniosa melodia
Ma soprattutto
Guardami
come fossi la più controversa delle opere d’arte.


10 Giugno 2008

Emozione

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine




Nottetempo c’è chi vaga nel buio,

c’è chi si rigira nel letto in attesa dell’abbraccio di Morfeo,

c’è chi si ama, ci sono respiri affannosi, baci rubati, baci non dati, parole sussurrate,parole non dette,

pensieri che vagano, pensieri che si spengono.

La notte è ancora nostra e possiamo viverla.

Nottetempo ci sono visioni che ti rapiscono,

paranoie che ti inseguono,

brividi che salgono,

cuori che si infrangono,

dolori che ti schiacciano,

sogni che s’estinguono.

La notte è ancora Buio e lo fuggiamo una volta in più.

Ma presto o tardi Rischiarirà, la Luce s’affaccerà,

l’inquetudine non si dissiperà ma il coraggio, forse, si farà strada poco a poco e

allora, forse, cammineremo nelle strade al pallido chiar di Luna con le mani e le gambe tremanti per

un’emozione sconosciuta.



6 Gennaio 2008 


sabato 28 maggio 2011

Le parole sono importanti, come te.

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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Vorrei scrivere ogni volta che ne ho voglia. Lo vorrei davvero, ma poi mi mancano le parole. Le immagini, invece, quelle no, sono sempre davanti ai miei occhi. Mi capita di camminare per strada e, quando soffia il vento, guardare il mondo a rallentatore, come in quelle scene dei film in cui la tristezza o la nostalgia regnano sovrane e le inquadrature si susseguono con effetti di dissolvenza le une nelle altre. Più di rado i film girati con la regia della mia immaginazione sono cortometraggi di immagini felici. In ogni caso, tristi o felici, mi piacerebbe catturarne una, farle raggiungere il mio angolo più profondo, lasciarla lì quel tanto che basta per sentirla mia e solo mia, perché mi sussurri le parole che cerco quando meno me l’aspetto. O, ancora meglio, mi piacerebbe che ogni immagine fosse un seme che, tenuto al buio, germina e si trasforma in una vigorosa pianta e che su ogni foglia fosse scritta una parola, quella parola che cerco ma non trovo mai, così potrei coltivare un giardino di parole. E allora non mi mancherebbero più. Forse. Dico forse perché la sensazione adesso è quella di aridità e su un terreno arido non nasce niente. E così mi riduco a sperare che il cielo che, provocatoriamente forse, sta sempre lassù mi caschi addosso perché, in quel modo, qualcosa dentro di me dovrà scuotersi, una zolla dovrà rigirarsi, e, magari, dopo quella un’altra e un’altra ancora e allora potrò arare il mio campo ed iniziare a collezionare semi di alberi di parole.
Eppure, più mi mancano le parole, più sento l’urgenza di scrivere, non solo perché è da tanto tempo che non succede, ma soprattutto perché, al pari dei fatti, le parole servono tanto: descrivono circostanze e persone, ma, ancora di più, descrivono chi le usa, le sue emozioni ed i suoi pensieri. Basta saperle usare, che non è del tutto scontato.
Oggi ho messo a fuoco un pensiero, qualcosa che è sempre stato dentro di me ma che è nato nella sua forma più cosciente e definita solo questo pomeriggio. Bisognerebbe vivere sempre come se fosse l’ultimo giorno perché, se lo facessimo, avremmo il coraggio sufficiente per arrivare alla fine della nostra giornata avendole dato un senso e, soprattutto, se quello fosse davvero l’ultimo giorno e ci fosse dato saperlo non appena sorge il sole, sono sicura, ognuno rifletterebbe sulla propria vita e realizzerebbe che ha usato le parole di meno o di più di quanto avrebbe voluto con qualcuno. In realtà il mio pensiero scaturiva dalle parole che spesso non abbiamo il coraggio di dire o, almeno, io non ho il coraggio di dire. Io non voglio arrivare all’ultimo giorno ed avere il rimpianto di non aver detto tutto. Il mio blocco più grande è sempre stato nel far capire agli altri quanto ci tenga a loro. Le parole mi si bloccano in gola, le guance si fanno rosse e calde e neanche i gesti d’affetto mi riescono naturali come vorrei. Tuttavia rimango convinta che bisogna in qualche modo sempre manifestare il proprio affetto e il proprio amore per un altro, e allora, per questo, a volte, ti stringo più forte del solito nella speranza di placare ogni tua inquietudine, ti bacio come se fosse l’ultimo bacio che continuiamo a rimandare, con le mani che stringono il viso dell’altro avvicinandolo sempre di più, come se volessimo proiettare le nostre anime l’una nell’altra per raggiungere un livello superiore di comunicazione, e riesco ad usare le parole affettuose che meriteresti di sentire più spesso, soprattutto.

Il Destino (non) è (ancora) (già) stato scritto

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


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“Il Destino è già stato scritto.”

“Il Destino non è ancora stato scritto.”

“Credi che le tue scelte possano cambiare ciò che è stato scritto prima che toccassi per la prima volta questa terra?”

“Credo che le mie azioni possano cambiare ciò che è stato Destinato.”

“Illuso.”

“Arreso.”

“A cosa?”

“Ad un ignoto Percorso scritto da chissà chi e chissà perché, ad essere spettatore della tua stessa Vita, abbandonato nella braccia del Destino e del Tempo che scorrono trascinandoti, impotente, in questo tuo stato di accettazione completa.”

“A cosa serve affaticarsi per cambiare ciò che sarà perché già è?”

Lancia un oggetto…

“Perché me l’ha lanciato ora?”

“L’hai preso.”

“Sì, e allora?”

“Avresti potuto non afferrarlo, eppure, lo hai fatto. Eri di fronte ad una scelta: prenderlo o meno. Hai agito per cambiare il Destino.”

“Cosa vuoi dire?”

“Non era mia intenzione dartelo, ma tu questo non potevi saperlo. Ti ho lanciato quest’oggetto per farti capire quanto poco basti per cambiare il Destino. E’ bastato allungare il tuo braccio ed ora, da questa tua scelta, da questa tua azione, dipenderà ciò che mi accadrà. Se tu non lo avessi preso sarebbe tornato nelle mie mani, se lo avessi preso, come hai fatto, sarebbe passato nelle tue ed io ne avrei dovuto fare a meno per il resto della vita, con le relative conseguenze. Ora accade proprio questo.
In questo caso ho affidato il mio Destino a te, ad una tua scelta. Il nostro Percorso può cambiare anche per mano d’altri come vedi. Quest’azione, inoltre, può aver interferito anche con il tuo Destino, vedremo.”

“E chi ti dice che non fosse scritto che avrei dovuto afferrare il lancio?”

“Il fatto che desideravi afferrarlo.”

“Sbagli.”

“Affatto. Eri curioso di capire cosa volevo mostrarti. Hai deciso di agire per assecondare un tuo Desiderio.”

“Era Destino che sapessi,no?”

“No. E’ diventato il tuo Destino nel momento in cui ho deciso di rischiare di separarmi da quell’oggetto e tu hai scelto di afferrarlo per assecondare il tuo Desiderio.”

“Era Destino che tu decidessi di rischiare di separartene e che io lo prendessi.”

“No, noi abbiamo cambiato il Destino con le nostre azioni, incrociando ognuno il cammino dell’altro.”

“E’ stato il Destino che ci ha fatti incontrare.”

“Sono d’accordo. Il Destino ci ha posti su due sentieri che, prima o poi, si sarebbero incrociati, ma il modo in cui questi sentieri sono arrivati fino a questo punto, la traiettoria seguita, l’abbiamo scelta noi e continueremo a sceglierla per il futuro. Il Destino può solo porci davanti delle opzioni, cospirare affinché qualcosa avvenga, ma il modo in cui questa avviene, se avviene, lo scegliamo noi. Saranno le azioni che intraprenderemo a riempire i vuoti lasciati dal Destino.”

“Illuso. Il Destino è già stato scritto.”

“Arreso. Il Destino non è ancora stato scritto.”


11 Giugno 2009