L. Tolstoj
"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine
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I tell you I love you
Seduto a gambe incrociate sul letto, mi torturo le mani e
guardo oltre. Realizzo che non sto cercando solo una soluzione, ma soprattutto
il senso profondo di tutto questo.
Sono alla ricerca di quella spiegazione
perfetta che concili il destino, i sentimenti, le emozioni violente e il
pensiero. E per farlo scruto in ogni dove: dentro di me, dentro di te, nel
nostro riflesso negli occhi degli altri, nel futuro, nel passato e nel
presente. Forse, semplicemente, sto ispezionando in troppe direzioni, per
questo non la scorgo.
Sento crescere l’urgenza di trovare la spiegazione, perché
senza mi sento recluso in un angolo della mia vita, lacerato dall'insicurezza,
schiacciato dall'impotenza, vulnerabile alla disperazione. E rimango in quell'angolo,
non senza lottare.
Disperdo le energie per liberarmi da una gabbia che mi sono
costruito da solo, forse. Oppure l’abbiamo costruita insieme ed io sono
rimasto bloccato da solo all'interno, tu sei uscita e sei entrata in una gabbia
tutta tua.
Cerco risposte in vecchie e nuove fotografie, guardo le nostre espressioni,
tento di capire se quelle gabbie sono visibili attraverso i mezzi sorrisi e gli
occhi, e da quanto tempo sono lì. L’incomunicabilità tra noi ha preso il
sopravvento: ci riesce difficile spezzare i silenzi con argomenti diversi dalle
nostre quotidianità; le confidenze, le chiacchiere senza fine e le risate a
crepapelle sono relegate ai momenti in cui i nostri freni vengono manomessi. E
cosa vuol dire questo, se non che siamo spaventati da ciò che possiamo dire? Intimoriti
dalle troppe cose dette che non avrebbero mai dovuto essere dette, e
dalle tante non dette che sarebbe stato meglio dire, perché avrebbero giovato a
rasserenare gli animi.
Eppure, qualcosa si mantiene inalterata, anzi sembra
essersi fortificata, ed è forse quanto di più autentico possa esserci nell'essere
umano. Spogliati dei pregiudizi, delle paure e delle insicurezze, accantonati i
discorsi labirintici, demolito il ragionamento che si erge su fondamenta
fallaci, rimaniamo uniti in un abbraccio. Respiro il profumo dei tuoi capelli e
della tua pelle, bacio il tuo viso, assaporo le tue labbra, le mordicchio
alternandole alle orecchie. E prima ancora che possa realizzarlo, siamo l’uno
dentro l’altra e, se potessi dilatare il tempo all'infinito, lo farei. Sono gli
unici momenti in cui non mi chiedo alcun perché, so il perché. Non c’è bisogno
di alcun ragionamento, non sento la paura, l’insicurezza e la disperazione.
Sono libero dalla gabbia. Siamo insieme, a metà strada fra le nostre gabbie. E
vorrei poter dire che questa storia finisce qui. Ma sento i pugni dell’amore che
mi raggiungono quando, senza nemmeno accorgermi del momento in cui succede, mi
ritrovo nella gabbia. Non so chi dei due rientra per primo, so solo che ti vedo
distante. La tua gabbia sembra davvero molto lontana, anche se non sempre alla
stessa distanza. Tendere una mano a volte non basta, altre sì. E quelle volte
succede qualcosa, che inizia sempre con un sorriso e uno sguardo.
I tell you I love you
And I
always will
And I know
you can't tell me
I know you
can't tell me