sabato 28 gennaio 2017

Strade

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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E così ci siamo quasi. Nella mia vita ho sempre assegnato un valore maggiore di quello reale a certe tappe. E puntualmente, ho commesso un errore: grandi aspettative creano sempre grandi delusioni. Ma questo è un altro discorso, forse. Chissà che questi pochi giorni non segnino una svolta. Un cambio di direzione mi serve, perché quello che faccio da sempre è camminare sulla stessa strada evitando le buche. E allora, ben venga una sterzata improvvisa, verso una strada liscia. Questa volta voglio una strada tutta mia, per non sentirmi più in obbligo di girarmi continuamente di lato per controllare che qualcuno stia proseguendo al mio fianco. Soprattutto, per non sentire più la paura di essere da sola. Desidero una strada liscia perché qualche buca non sono riuscita ad evitarla, e alcune sono state davvero troppo profonde, tanto da lasciarmi credere che non ne sarei mai uscita. Alcune mi hanno reso più forte, altre meno, ma hanno sicuramente contribuito a rendermi ciò che sono. E tutto sommato, pregi e difetti, ho imparato ad accettarmi. Ciò non vuol dire che non desideri continuamente di migliorarmi. Per questo, se mi fermo a pensare a una buca in particolare, sebbene sia riuscita ad oltrepassarla, mi rendo conto che ha prodotto dei danni tali per cui, nonostante le dovute riparazioni, ancora oggi non ho ripreso pienamente il controllo e, peggio, mi ha indotta a fidarmi poco di questa strada e a valutare di abbandonarla. Finora, malgrado tutto, non avevo mai pensato seriamente di farlo. Forse neanche ora, per una sciocca idea sul destino e sulla vita che non è mai facile, ma qualcosa mi fa percepire questo pensiero come diverso dagli altri, che erano chiare manifestazioni di frustrazione e impotenza. Sono convinta che quando ti trovi a percorrere una via, o sai già dove ti porta o ti fidi di dove ti porterà e di non rimpiangere di averla intrapresa. Ripensandoci, quando ho urtato avrei potuto cambiare direzione: c’era uno svincolo vicino. Non l’ho preso. Ho scelto di proseguire, di continuare ad evitare le buche e di guardare sempre di lato. Ma oggi mi chiedo: ne è valsa la pena? La mia fiducia, per me, vale così poco da poterci rinunciare? E così metto in dubbio la parte più profonda di me, mi chiedo se non sia stata davvero la paura a non farmi imboccare con decisione la strada che mi avrebbe portato talmente lontano dalla precedente da non ricordare neanche più come fosse fatta. In quel momento non lo credevo, questo lo so per certo. Pensavo di aver continuato perché sapevo di poter mantenere il controllo nonostante tutto. Credevo in un bene superiore, nel destino, e in varie altre stronzate. Ma oggi, quello che c’era in quella buca ancora mi perseguita. A tratti, solo alcuni giorni, solo in certe circostanze, ma mi perseguita. E allora, per il valore che ho sempre assegnato a certe tappe, cosa devo fare prima di raggiungerla? La mia unica paura ora, mi è chiaro, non è rimanere da sola sulla mia nuova strada, ma non riuscire a trovare la risposta giusta prima di raggiungere la prossima tappa.