sabato 26 febbraio 2011

ControTempo

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj


"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine




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(Right Here, right now - Fatboy Slim)



Mi si era parato davanti con il sorrisetto beffardo il bastardo, ma, mentre arrivava in volata alle mie spalle, per sfrecciarmi a fianco inafferrabile in un attimo, ne avevo sentito l’odore. Quell’odore forte e nauseabondo che solo i topi delle fogne si portano dietro.
“Ti sei fermato?” - ho chiesto in tono di sfida - “Non temi che possa allungare la mano ed afferrarti prima che tu abbia modo di accorgertene? Sai quante cose potrei farci col tuo cadavere? Avrei a disposizione il Tempo, finalmente. Basterebbe che dalla tua mano scivolasse via un infinitesimo di secondo e saresti finito, maledetto bastardo.”
“Ho il controllo di ogni muscolo, in ogni secondo, perché controllo ogni attimo.” – ha risposto lui. Ed è rimasto lì, muto e fermo. Mi sfidava di continuo quel cane rognoso. Mi coglieva alle spalle, mi superava, rimaneva davanti a me immobile quel tanto che bastava per farmi credere di poterlo afferrare finalmente, poi si dissolveva, come se non ci fosse mai stato, come se non l’avessi mai visto, come se per me non fosse mai esistito. Ed io ricominciavo a correre ogni volta, nel tentativo, sempre vano, di raggiungerlo, placcarlo, immobilizzarlo finalmente, almeno per quel che mi serviva a raggiungere il mio scopo in quel momento.
“Sono stanca di rincorrerti e non afferrarti mai. Sarebbe tutto più semplice se per una volta ti fermassi e mi dessi modo di rimettere a posto alcune cose, poi potrai ricominciare a correre quanto vuoi, e ripartirà il nostro gioco per intero, almeno fino a quando non ti chiederò una nuova tregua. Non credi sia ragionevole, fottutissimo bastardo?” – ero sempre più furiosa.
“Uh, là,là..non ci siamo” - ha detto lui scuotendo il capo a destra e a sinistra - “Non mi piace tutto questo tuo astio, mia giovane donzella, per non parlare poi della tua scurrilità!” sempre col sorrisetto stampato in faccia.
“Mi coglioni?!” ormai avevo perso la pazienza, avevo il fiatone, tra la corsa e l’imminente crisi di nervi, le gambe mi tremavano e non reggevano il mio peso, le mani, quelle, rimanevano strette in un pugno pronto a tramortirlo non appena avessi colto quell’unico attimo che stavo aspettando.
Quello non mi rispondeva e sorrideva. Ancora.
“Togliti quel cazzo di sorriso dalla faccia e rispondi alla mia domanda!” - gli ringhiai e poi, sforzandomi di calmarmi - “Non trovi ragionevole la mia proposta? E’ un compromesso! Tutti devono scendere a compromesso prima o poi, anche tu, perché, ricordatelo, se io non ci fossi e non esistesse nessun’altro, neanche tu esisteresti, perché nessuno avrebbe percezione di te. Sei esattamente come il Rumore.” E qualcosa in lui sembrò scuotersi. Abbassò lo sguardo quasi impercettibilmente e lo rialzò puntandolo su un punto lontano.
“Mi ferisci. Non posso pensare di non esistere, la mia memoria si estende quasi all’infinito, o, almeno, è come mi appare, e non posso accettare l’idea di poter non esistere più.”
“Sarà questa la tua fine se non scendi a compromesso! Ogni essere umano è ossessionato da te al punto di continuare a rincorrerti disperatamente, assecondando questo tuo sciocco gioco, e non lasci mai che qualcuno vinca, a meno che non sia più furbo di te e, allora, in quel caso, vince da sé, senza che sia tu a scendere al compromesso. Ma quelli più astuti di te sono ben pochi, gli altri sono solo sempre più disperati a causa tua. Alcuni decidono persino di abbandonare il gioco per sempre. Se questa diventasse una scelta collettiva tu saresti letteralmente fottuto, ricordatelo!”
“Vuoi una tregua?” - chiese sommessamente
“Sì. Ti chiedo solo una tregua di breve durata, quel tanto che basta per sistemare alcune faccende, poi potrai ricominciare a correre.”
“Va bene.” Mi tese la mano. Ero diffidente. La guardavo, poi spostavo lo sguardo nei suoi occhi. Non riuscivo a leggerli, ma dovevo decidere cosa fare perché quella, per quanto ne sapevo, poteva essere l’unica mia occasione. Afferrai la mano e nel momento stesso in cui tirai forte per atterrarlo, mi sentii sollevare da terra e rotolare sull’asfalto freddo dopo un gran volo. Rimasi senza fiato per un istante e dolorante molto più a lungo, col sangue che colava da ogni graffio e ferita.
“Grandissimo pezzo di merda! Mi hai fottuta di nuovo!” -gli urlai -mi venne accanto, mi guardò malignamente e si piegò su di me, piano piano, per sussurrarmi in un orecchio: “Scacco matto! Contro di me non puoi vincere, a meno che non sia io a concederti un’effimera conquista di quello che tanto brami. E, beh, sai quando sembravo tanto ferito dalle tue parole? Fingevo!” - e scoppiò in una risata diabolica, che sembrava non avere fine, poi riprese - “Io esisterò sempre, anche senza voi sciocchi umani, e tu, mia povera illusa, sbagli completamente la prospettiva in questa situazione: non sono io ad esistere perché esistete voi, ma voi ad esistere grazie a me. Sono io che scandisco le vostre giornate, sono io che scandisco la vostra vita e sono sempre io a decidere quando vi ho concesso abbastanza di me ed è ora che abbandoniate questa terra. Io ero all’Origine e sarò In Aeternum. Io sono il Tempo. E voi siete tutti fottuti.” – e si dissolse continuando a ridere diabolicamente, e quella risata è rimasta nelle mie orecchie per molto tempo dopo la sua sparizione.

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