sabato 20 febbraio 2010

A song for the lovers

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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“Ciao!”

“Ciao” rispose lei senza entusiasmo.

Lui entrò rapido nel salotto illuminato solo da una lampada alta e si avvicinò deciso allo stereo, estrasse un CD dalla tasca sbottonata del pesante giaccone nero e lo infilò lentamente nel lettore mentre lei, rimasta esitante sulla porta per un momento, seccata da quella visita, lo aveva raggiunto e lo osservava con lo sguardo attento e duro. Lui tolse il giaccone mentre la musica riempiva l’aria e, guardandola con occhi furbi ed un sorriso di sfida, lo abbandonò sul divano bianco con un gesto scherzosamente stizzoso e la guardò insistentemente prima di muoversi, ed avvicinandosi a lei non poteva fare a meno di pensare che quell’espressione inflessibile che gli si parava davanti fosse solo una copertura, fastidiosa per entrambi, che ben presto lui avrebbe buttato giù e questo lo faceva sorridere.
Lei rimase immobile al centro del salone, in attesa della prossima mossa di lui, frenata da se stessa anche per accennare un sorriso beffardo di risposta. Ma aveva riconosciuto immediatamente quella canzone e forse i suoi occhi l’avevano lasciato trasparire e forse si erano lasciati sfuggire anche un luccichio che avrebbe potuto accompagnare il brivido che le era corso addosso. E forse sperava anche fosse davvero accaduto, per poter comunicare con lui senza parole, perché quelle davvero non riusciva ad usarle vittima dell’orgoglio. Ma quando lui fu così vicino da sfiorarle le labbra lei aveva già ripreso il controllo delle proprie emozioni e non sottrasse mai lo sguardo di sfida e la bocca, vogliosa di tremare, non si schiuse.
E mentre lui, guardandola profondamente negli occhi, le accarezzò il profilo finché le sue mani non si fermarono sui fianchi, lei, immobile, con lo sguardo duro, cercava di allungare col pensiero la distanza fra loro affinché quel fuoco che le ardeva dentro non fosse percepibile attraverso il suo corpo. E lui, lui, lei lo sapeva, lui conosceva i macchinamenti che poteva giocare la mente di lei, e conosceva il modo migliore per accorciare le distanze che lei tentava di allungare ed estese il suo silenzio guardandola ancora insistentemente col sorrisetto beffardo. E lei, lei, lui lo sapeva, amava quei suoi atteggiamenti sprezzanti, fintamente arroganti, e desiderava baciare le sue labbra sottili quando il lato sinistro della bocca si inarcava delicatamente all’insù ma reprimeva con grandi sforzi ogni istinto, ricacciandolo e celandolo dietro una maschera di indifferenza che agli occhi di lui appariva come acqua limpida.
Era un gioco di forza fra loro: nessuno dei due avrebbe ceduto nonostante il desiderio di abbandonarsi completamente nell’altro.
E le mani di lui erano ancora poggiate sui fianchi di lei quando cominciò a muoversi a ritmo con la musica sorridendole complice e gli parve che la maschera di lei evaporasse non troppo lentamente. Stupore fu quello che avvertì lei nel vederlo provare a coinvolgerla nei suoi movimenti, ed in pochi secondi non controllò più le sue reazioni e, dopo un sorriso di risposta, rise, rise di gusto finché lui, rapidamente, lasciando liberi i fianchi di lei, le afferrò il viso e la tirò a sé per baciarla. Nell’animo di lei fu come un’esplosione e le sue mani si poggiarono sul viso di lui come a tirarlo ancora di più a sé. E la testa era improvvisamente leggera, tutti gli intricati pensieri di donna erano spariti ed esisteva solo quell’attimo, quell’assenza di distanze, la sua lingua morbida ed umida nella sua bocca, il suo respiro caldo e la voglia di lasciarsi andare. E le mani di lui scivolarono delicate fino ai fianchi, di nuovo, con un gesto che contrastava con l’impeto con lui la conduceva sul divano senza staccare le labbra da quelle di lei. E quando le mani scivolarono sotto la maglia di lei, mentre lui era ormai disteso sopra avvolgendola con passione, un brivido le corse lungo il profilo dal basso fino alla nuca e in un attimo fece lo stesso con lui, sfilandogli la maglietta, e separò le labbra da quelle di lui per posarle sul suo collo finché lui non le tolse la maglia, poi riprese a stuzzicarlo con dei piccoli morsi sul collo e con la lingua impudente e la musica, la musica, la musica continuò a riempire la stanza per ore, udita a tratti quando non era sovrastata dai gemiti dell’amore.

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