venerdì 8 gennaio 2010

Tra sogno e realtà...

La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine



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“Anche questa notte ho sognato quel roseto…”
“… Non sei la sola.”
“Da quanto tempo ormai facciamo questo sogno?”
“Non ricordo. Tanto.”
“Ero lì, ed ogni tanto scendeva una pioggerellina sottile.”
“Di notte.”
“Sì…”
“Camminavo da solo lungo il sentiero di ciottoli bianchi ed un senso di abbandono mi accompagnava, insieme ai brutti ricordi, tutti affollati in un unico istante, immagini di momenti felici della mia vita che si mescolavano a quelle dei giorni più tristi mi rendevano nervoso, e poi arrivavo in quel giardino rosso e… c’eri tu.”
“Vedevo te e ti sorridevo.”
“Venivo verso te e ti abbracciavo.”
“Ti stringevo forte e ti davo un bacio sulla guancia.”
“Mi sentivo protetto come non accadeva da molto tempo. In quell’abbraccio trovavo finalmente pace.”
Tacquero.
“Cosa significa?” Chiese lei.
“Non lo so… Ho paura di saperlo.”
“…”
“Anche tu.”
“Sì… Forse è solo un sogno, come tanti, che popola le nostre notti per confonderci le idee, per disorientare i sentimenti. Forse non dovremmo trovare un senso. Forse non dovremmo intestardirci a ricercare simboli inesistenti ed inconsistenti riflessi di una realtà che non esiste.”
“Hai ragione tu: non vuole dire nulla. E’ solo un sogno. Ma allora perché quasi tutte le notti ci ritroviamo lì? …I sogni non sono desideri?”
“Chissà… forse, semplicemente, desideri vedermi.”
“E tu?”
“Io… forse anche io.” Abbassò lo sguardo.
“Desideriamo solo vederci. Desideriamo solo che i nostri occhi stiano ore a contemplarsi. Desideriamo solo stringerci in un caldo abbraccio notte dopo notte, quando il sole cala e i suoi raggi non possono più scaldarci, quando la sua luce non può più abbagliare i nostri cuori per evitarci di guardarci dentro.”
“Sì, deve essere così. Non c’è altro.”
Abbassarono lo sguardo.

La lunga scalinata bianca era fiocamente illuminata mentre risalivano lentamente raccontandosi l’uno all’altra. Ai lati e al centro di quei grandi lastricati di pietra i fiori. Non si udivano rumori nella notte della Città Eterna, non vi erano altri passi ad avanzare verso l’imponente chiesa, non vi erano stelle ad illuminare il cielo.
Si fermarono e sedettero su un gradino a lungo. Ogni tanto una pioggerellina sottile scendeva sommessamente, tanto da non riuscire a comparire alla soglia delle loro coscienze occupate in parole e silenzi.
Nulla richiamò la loro attenzione, eppure, si voltarono contemporaneamente. Era lì. Poggiata due gradini più su. Iniziò a piovere, e questa volta se ne accorsero. Rimasero immobili per qualche secondo a fissarla e nelle loro menti ripercorrevano il viale bianco e si ritrovavano nel roseto sorridendo all’altro. Si voltarono pian piano fino ad incrociare gli sguardi, sorrisero impercettibilmente. Avevano trovato la risposta al loro sogno. Avevano compreso in quel momento i loro desideri come se non vi fosse stato altro momento opportuno per farlo, come se solo quell’istante fosse completo a tal punto da aprire il lucchetto che avevano serrato in petto tempo prima, come fossero scritti su ciascun petalo di quella rosa rossa.

“Ti amo…” Sussurrarono insieme.


27 aprile 2009 22.36

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