venerdì 18 dicembre 2009

L'isola...

"La musica è la stenografia dell'emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato."
L. Tolstoj

"Dove le parole finiscono, inizia la musica."
Heinrich Heine


...Inizia a leggere dopo aver avviato il video...




Calava il sole, l’ultimo della sua estate, dietro quell’ambrata distesa d’acqua, e i suoi raggi si riflettevano in quello specchio lucente, su quegli scogli così vicini alla riva, sulla roccia di tufo bianco, sulla pelle sua dorata. Incantata da uno spettacolo senza tempo, sola in mezzo ai suoi amici più cari, rapita dai suoi pensieri col sorriso più sereno che avesse mai esibito dipinto in volto. I suoi ricordi di bambina s’intrecciavano con quelli che le aveva regalato quella lunga stagione estiva, scanditi dalle percussioni del bongo rosso ed ocra. La spensieratezza giovanile, i piccoli drammi consumati in qualche sera d’agosto, la gioia e l’allegria che invadono l’anima quando si risolvono, il timore che assale quando si sta per assaporare la novità, la scarica di adrenalina che risale nelle vene quando la si é provata, il silenzio ovattato del fondo del mare, i suoi colori brillanti, la caccia ai ricci di mare, gli esperimenti culinari in mini-cucine affacciate sul mare, il giro in barca e le mille foto di quei volti sorridenti, arrossati ed abbronzati. La memoria che torna lucida quando si percorrono gli stessi vicoli della propria infanzia tanto che, se si abbassa lo sguardo sui gradoni di pietra, si possono vedere ai propri piedi i sandaletti di gomma morbida colorata che amava comprare la mamma, tanto che se si passa davanti quella vecchia rosticceria si rivede quel bambino col caschetto biondo a cui il cane ruba il cosciotto di pollo dalle manine tutte unte d’olio, tanto che si sente sulla pelle lo stesso brivido liberato dalla brezza che irrompe dalla finestra della propria camera mentre si è stesi ed immersi nella lettura di un buon vecchio Calvino, tanto lucida da poter riconoscere lo stesso odore di Porto che si sentiva quella volta sul balcone di casa mentre era persa a fantasticare sui mille mondi e realtà affollati in quell’unico scalo, rannicchiata in un angolo.
E tutti intorno ad un cerchio illuminato dal fuoco, in spiaggia, era già sera. I suoi pensieri l’avevano accompagnata durante il tramonto, si destò come da un sogno sentendosi chiamare con quel nomignolo, volse piano il viso verso di loro, aspettò ancora un attimo prima di alzarsi e raggiungerli. Respirò ancora una volta, da sola, il profumo del suo mare e l’incanto dei suoi ricordi. Si voltò alla sua destra, seguendo con lo sguardo l'insenatura di quella spiaggia a mezza luna, accanto a lei trovò una conchiglia bianca e rosa, spiaggiatasi durante il suo tour nei cortili assolati dell'anima, la portò all’orecchio, udì lo scroscio delle onde che si infrangono sul bagnasciuga.
Si alzò da quei ciottoli chiari su cui era seduta e raggiunse il suo presente, e c’erano già canzoni stonate, chitarre scordate, calde risate. Non poteva desiderare altro né, tantomeno, di essere altrove mentre l’invidiosa spuma delle onde del mare tentava di insinuarsi nel loro intimo, fraterno, ed affettuoso cerchio.

16 novembre 2008 15.30

Nessun commento:

Posta un commento